Letteratura italiana del Rinascimento - Pastorale italiana. Codici culturali e generi letterari II (PhD)

Vòlta a veicolare l’eterna utopistica tensione dell’uomo verso un paradiso perduto o futuro, la poesia pastorale conosce un suo naturale, costitutivo ambito d’azione all’interno della produzione lirica rinascimentale che, nel terzo modulo del corso, verrà attraversata lungo questa sua direttrice tematico-stilistica fino alla transizione barocca delle egloghe e delle rime marittimo-boscherecce di Giovan Battista Marino. Il magistero bucolico virgiliano ha predisposto un articolato repertorio di topoi (l’ambientazione in un ineffabile locus amoenus, l’invocazione alla natura come unico possibile interlocutore di un canto d’amore, la nostalgica invocazione di una mitica età dell’oro, etc.) che in età moderna sono valsi da strumentazione obbligata per fornire una curvatura pastorale al discorso lirico e per estenderne la natura di canto di lode anche al di là dell’immediato referente amoroso, senza però tralasciarne la statutaria focalizzazione su una soggettività, semmai declinandola nei termini paradossali di una costante oscillazione tra la dimensione collettiva e protettiva della comunità (tanto finzionale quanto storica) di pastori-poeti e quella della ricerca della solitudine, dell’abbandono della ‘conversazione’ civile, della fusione con la natura nelle sue forme più estreme e selvagge.