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Il carcere: come funziona, chi ci vive, perché ci riguarda



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Il carcere: come funziona, chi ci vive, perché ci riguarda


il Forum degli AllieviScuola Normale SuperiorePiazza dei Cavalieri, 7 - Pisa


Venerdì 25 ottobre 2013Sala Stemmi - Palazzo della CarovanaOre 10


IntervengonoEnza Pellecchia,Giovanni Torrente,Andrea Callaioli,Gruppo “Donne e carcere”della Casa della Donna


Il recente messaggio di Napolitano alle Camere segue una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che taccia lo Stato italiano di violazione della Convenzione europea, sotto la voce “proibizione della tortura”. L’Italia infatti si è resa responsabile di pene e di trattamenti disumani e degradanti, a causa della nota situazione di sovraffollamento carcerario.La Corte ha sottolineato che tale violazione “non è la conseguenza di episodi isolati, ma trae origine da un problema sistemico risultante da un malfunzionamento cronico proprio del sistema penitenziario italiano, che ha interessato e può interessare ancora in futuro numerose persone”. Inoltre, il sovraffollamento carcerario – insieme alla scarsità delle risorse disponibili – riduce drasticamente la capacità di reinserimento sociale dei detenuti, infrangendo così il principio costituzionale della finalità rieducativa della pena (art. 27 Cost.).Per quanto riguarda i rimedi alle condizioni critiche - ormai strutturali - delle nostre carceri, la Corte ha raccomandato di riorientare la politica penale verso il minimo ricorso alla carcerazione, incrementando l’applicazione di misure alternative, di fatto non meno restrittive delle libertà individuali.


Ma mentre il dibattito si focalizza su provvedimenti straordinari quali indulto e amnistia, noi vorremmo provare ad allargare il discorso: vorremo parlare di cosa vuol dire vivere oggi in un carcere italiano e di quali problemi pone la condizione carceraria, ben al di là della questione urgente e drammatica del sovraffollamento. Insomma, vorremmo provare a seguire i consigli della Corte europea e guardare interamente al “sistema carcere” nel suo svolgimento quotidiano.Sapere come funziona un carcere, e quindi quale sia la sua reale funzione oggi, questo riguarda tutti.


Ne parliamo con: Giovanni Torrente, osservatore nazionale per Antigone; Andrea Callaioli, già garante dei diritti del detenuto del comune di Pisa; una rappresentante del gruppo “Donne e carcere” della Casa della Donna di Pisa, attivo nella sezione femminile della Casa circondariale di Pisa. Modera l’incontro Enza Pellecchia, docente alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università e del Polo penitenziario pisani.


BIOGRAFIE DEI RELATORI:


Enza Pellecchia è professoressa di Diritto Privato e di Diritto dei Beni Comuni presso il corso di laurea in Giurisprudenza dell’Università di Pisa. Dal settembre 2005 dirige il Centro per i diritti umani, nato da una convenzione tra il comune di Pisa e l’Università di Pisa, e dal 2010 è vicedirettore del CISP (Centro Interdisciplinare di Scienze per la Pace).Si occupa di diritti della persona, tema sul quale ha pubblicato numerosi saggi e due monografie, una sul trattamento dei dati personali, l’altra sul sovraindebitamento.


Giovanni Torrente è attualmente assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino. È autore di numerose pubblicazioni in materia di sociologia del diritto e carcere. Assieme a Daniela Ronco e Alessio Scandurra è coordinatore dell’Osservatorio sulle condizioni detentive dell’associazione Antigone ed è curatore dell’annuale rapporto sulle condizioni detentive prodotto dall’associazione. Tra le più recenti pubblicazioni, si segnalano: “La pena del suicidio. Comparazione tra gli atti di autolesionismo nelle carceri di Piemonte, Liguria e Campania” (con Luigi Manconi) e “Cultura giuridica della magistratura di sorveglianza e affidamenti terapeutici”.


Andrea Callaioli si laurea in diritto penale nel 1990 nella facoltà di Giurisprudenza di Pisa con una tesi dal titolo “Carceri di massima sicurezza e regime di sorveglianza particolare”. Si occupa principalmente di diritto penale e di diritto dell’immigrazione, ed in queste materie esercita l’attività di docente in numerosi corsi di formazione presso enti pubblici e soggetti privati e master universitari, nonché nell’ambito della Scuola di specializzazione per le Professioni legali dell’Università degli Studi di Pisa. Dall’aprile 2007 all’aprile 2013, ha svolto la funzione di Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, figura prevista dallo Statuto del Comune di Pisa che svolge, per conto della comunità cittadina, compiti di promozione dei diritti e delle opportunità di partecipazione alla vita civile e di fruizione dei servizi comunali delle persone private della libertà personale o limitate nella libertà di movimento.


Il Gruppo “Donne e Carcere” si è costituito alla Casa della Donna di Pisa nel 2009 con l’intento di intraprendere qualche iniziativa nei confronti del settore femminile del carcere Don Bosco. Ne fanno parte alcune donne che dal 2010 curano all’interno di quell’Istituto un corso di scrittura creativa, articolato in incontri settimanali frequentati da numerose detenute, ed hanno potuto così realizzare un’approfondita esperienza di contatto con questo complesso mondo.


Per informazioniforum.allievi@sns.it











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