
Il cinema della Normale "AMOUR" di Michael Haneke
Photo: David Wall by Canva
AMOUR
(Amour)
di Michael Haneke
Durata: 127'
Francia, Austria, Germania, 2012
con Isabelle Huppert, Jean-Louis Trintignant, William Shimell, Emmanuelle Riva, Rita Blanco
Film in versione originale sottotitolata
In Amour, Michael Haneke racconta l'atto finale della storia d'amore tra Anne e Georges, due insegnanti di musica ormai in pensione. I due protagonisti vivono una vita tranquilla in un quartiere borghese di Parigi, andando a concerti e condividendo ogni gesto e momento della loro quotidianità. Quando Anne è colpita da un ictus che ne causa la parziale paralisi, però, gli equilibri della coppia cambiano improvvisamente: Georges dovrà imparare a prendersi cura di lei, anche negli aspetti più corporei e pratici, e l'amore tra i due assumerà nuove forme, sempre meno legate alle parole e alle esperienze, ma a stretto contatto con la malattia e, infine, con la morte.
Michael Haneke affronta un tema tabù con dolcezza, ma anche con lucidità e senza censure: la vecchiaia rappresentata in Amour non è un momento di pacificazione e saggezza, degno coronamento di una vita intensa, ma un periodo di difficili compromessi, di malattia e decadimento. Haneke non risparmia nulla al pubblico, mostrando anche gli aspetti più degradanti e intimi, tuttavia senza scadere mai nel patetismo. La disabilità di Anne, sempre più invalidante, si insinua nella quotidianità e nei riti della coppia, costretta a modificare gli equilibri, i linguaggi e i riti di tutta una vita. L'insidiarsi della malattia e, infine, della morte è resa simbolicamente nella pellicola da scene di effettiva o presunta violazione dell'intimità domestica: non è un caso che il film inizi proprio con i pompieri che irrompono nell'appartamento di Georges e Anne. Anche la minaccia dell'infrazione dei ladri è un motivo ricorrente, che popola gli incubi del protagonista: la casa, infatti, si mostra uno spazio sempre più vulnerabile e aperto al mondo esterno, a partire da un innocuo ma ostinato piccione che continua a entrare dalla finestra. Più la malattia di Anne si aggrava, infatti, più Georges si chiude ai contatti con altre persone, arrivando perfino a impedire alla figlia di vedere la madre, usando la solitudine come strumento di tutela della dignità della moglie. Si spiega così l’apertura del film, quando viene scoperto il cadavere di Anne in una camera sigillata, come se Georges avesse voluto proteggerla, anche nel momento estremo, dall'invasione del fuori.
Introduzione e dibattito a cura di Allieve e Allievi SNS.