
Il cinema della Normale "IN THE MOOD FOR LOVE" di Wong Kar-wai
Cinema
Lunedì 17 Marzo 2025
21:00
a
Lunedì 17 Marzo 2025
Cinema Arsenale, Vicolo Scaramucci, 2 Pisa
Photo: David Wall by Canva
IN THE MOOD FOR LOVE
(Faa yeung nin wa)
di Wong Kar-wai
Durata: 98'
Hong Kong, Cina, 2000
con Tony Chiu-Wai Leung, Maggie Cheung, Rebecca Pan, Lai Chen, Li Gong
(Faa yeung nin wa)
di Wong Kar-wai
Durata: 98'
Hong Kong, Cina, 2000
con Tony Chiu-Wai Leung, Maggie Cheung, Rebecca Pan, Lai Chen, Li Gong
Film in versione originale sottotitolata
Hong Kong, 1962. Su lavora come segretaria in una compagnia di navigazione e si trasferisce, insieme al marito, nell’appartamento di un un’angusta e vivace palazzina. Nello stesso giorno, nell’appartamento attiguo, trasloca con la moglie anche Chow, caporedattore di un giornale. Le vite dei due protagonisti si sfiorano in molte occasioni della vita quotidiana, in rapidi scambi di occhiate e classici convenevoli Entrambi sono rifugiati shanghaiesi, come del resto lo è lo stesso Wong Kar Wai, ed entrambi vivono immersi in una una profonda solitudine: infatti, mentre gli inquilini della casa si ritrovano spesso a mangiare e giocare insieme, Chow e Su trascorrono gran parte del tempo da soli, in attesa dei coniugi assenti per motivi lavorativi o famigliari. Con il tempo, però, scoprono un ulteriore elemento che li accomuna: iniziano, infatti, a sospettare di essere traditi dai loro compagni, diventati amanti. Questa nuova consapevolezza lì avvicinerà sempre di più, mossi da un desiderio struggente, ma nello stesso tempo timorosi di cadere, a loro volta, in un rapporto adultero.
In the mood for love è un mosaico di assenze. La vicenda ha origine da una storia che non viene mai raccontata, quella tra il marito di Su e la moglie di Chow, di cui non sappiamo nulla e che vengono ostinatamente lasciati fuori campo dal regista. Eppure, la loro assenza pesa sui due protagonisti, che vivono il groviglio emotivo di essere traditi e di non osare tradire a loro volta. Inoltre, il racconto procede per ellissi temporali: molte sequenze vengono taciute e rese intuibili solo in seguito, da dettagli o conversazioni successive. Ma, soprattutto, il film si regge interamente sull’occasione mancata tra Sue e Chow che, pur amandosi, non riescono a concretizzare il loro amore, che rimane sospeso per sempre. È proprio la mancata realizzazione a rendere indelebile il loro rapporto attraverso gli anni e la lontananza.
Il senso di mancanza e non detto è compensato da un’ambientazione ricchissima, in cui le solitudini dei due protagonisti si confondono nella carta da parati, negli specchi, nelle moquette, nelle decorazioni. I vestiti di Su contribuiscono al generale horror vacui: raffinatissimi e dalle fantasie sempre diverse, sono, però, tutti dello stesso modello, stretti sul suo corpo esile e mai scomposto, simbolo di una femminilità repressa dalle convenzioni sociali. Anche le lunghe inquadrature su orologi e calendari insistono sull’idea di una fine del tempo, che investe tanto la relazione dei protagonisti quanto il clima politico di Hong Kong: ci si avvicina lentamente alle rivolte del 1967, a cui Wong Kar Wai assiste da bambino e che segnano profondamente la sua visione politica. La claustrofobia degli spazi filmici riflette la percezione di una città stretta dalla duplice influenza orientale e occidentale; il senso di incertezza è lo stesso che segue il trasferimento della sovranità dal Regno Unito alla Repubblica Popolare Cinese nel 1997, solo tre anni prima dell’uscita del film.
Al proseguire della pellicola, una linea sempre più netta si disegna tra gli invadenti inquilini del palazzo e i due protagonisti, timorosi che i loro incontri, perlopiù platonici, possano far nascere sospetti. C’è, tuttavia, un elemento che accomuna e scandisce tutte le vite, dalle più semplici e conformiste alle più tormentate: si tratta del cibo. In the mood for love, in origine, era stato pensato come un film in tre episodi dedicato al cibo e, anche quando il progetto cambia direzione, i momenti dei pasti rimangono fondamentali. Vediamo spesso i personaggi mangiare, come se quel gesto, scontato e insieme così intimo, fosse la chiave d’accesso per la conoscenza reciproca, per passare dalla dimensione individuale a quella collettiva della condivisione e della cura.
In the mood for love è un mosaico di assenze. La vicenda ha origine da una storia che non viene mai raccontata, quella tra il marito di Su e la moglie di Chow, di cui non sappiamo nulla e che vengono ostinatamente lasciati fuori campo dal regista. Eppure, la loro assenza pesa sui due protagonisti, che vivono il groviglio emotivo di essere traditi e di non osare tradire a loro volta. Inoltre, il racconto procede per ellissi temporali: molte sequenze vengono taciute e rese intuibili solo in seguito, da dettagli o conversazioni successive. Ma, soprattutto, il film si regge interamente sull’occasione mancata tra Sue e Chow che, pur amandosi, non riescono a concretizzare il loro amore, che rimane sospeso per sempre. È proprio la mancata realizzazione a rendere indelebile il loro rapporto attraverso gli anni e la lontananza.
Il senso di mancanza e non detto è compensato da un’ambientazione ricchissima, in cui le solitudini dei due protagonisti si confondono nella carta da parati, negli specchi, nelle moquette, nelle decorazioni. I vestiti di Su contribuiscono al generale horror vacui: raffinatissimi e dalle fantasie sempre diverse, sono, però, tutti dello stesso modello, stretti sul suo corpo esile e mai scomposto, simbolo di una femminilità repressa dalle convenzioni sociali. Anche le lunghe inquadrature su orologi e calendari insistono sull’idea di una fine del tempo, che investe tanto la relazione dei protagonisti quanto il clima politico di Hong Kong: ci si avvicina lentamente alle rivolte del 1967, a cui Wong Kar Wai assiste da bambino e che segnano profondamente la sua visione politica. La claustrofobia degli spazi filmici riflette la percezione di una città stretta dalla duplice influenza orientale e occidentale; il senso di incertezza è lo stesso che segue il trasferimento della sovranità dal Regno Unito alla Repubblica Popolare Cinese nel 1997, solo tre anni prima dell’uscita del film.
Al proseguire della pellicola, una linea sempre più netta si disegna tra gli invadenti inquilini del palazzo e i due protagonisti, timorosi che i loro incontri, perlopiù platonici, possano far nascere sospetti. C’è, tuttavia, un elemento che accomuna e scandisce tutte le vite, dalle più semplici e conformiste alle più tormentate: si tratta del cibo. In the mood for love, in origine, era stato pensato come un film in tre episodi dedicato al cibo e, anche quando il progetto cambia direzione, i momenti dei pasti rimangono fondamentali. Vediamo spesso i personaggi mangiare, come se quel gesto, scontato e insieme così intimo, fosse la chiave d’accesso per la conoscenza reciproca, per passare dalla dimensione individuale a quella collettiva della condivisione e della cura.
Introduzione e dibattito a cura di Allieve e Allievi SNS.